28 aprile 2024

La tournée della storia dell’Isola di Espérer fu interrotta nel marzo del 2020.

Quello fu il tempo in cui il mondo si fermò e non solo metaforicamente, le piazze si svuotarono e uomini e donne morivano improvvisamente, senza fiato, senza affetto e senza riti.

La tournée della storia dell’Isola di Espérer fu interrotta nel marzo del 2020.

Quello fu il tempo in cui il mondo si fermò e non solo metaforicamente, le piazze si svuotarono e uomini e donne morivano improvvisamente, senza fiato, senza affetto e senza riti.

I nostri corpi sono testimoni del tempo in cui viviamo e verremo giudicati storicamente per ciò che avremo o non avremo detto, fatto, pensato …o almeno provato a realizzare.

Cosa c’entra con l’inizio del tour di Espérer?

Beh pensavate che cominciare da uno scoglio nel mezzo del mare, dall’isola più a sud d’Europa fosse una cosa neutra?

Lampedusa è terra di mezzo sì, ma si trova a 61 km dalla costa della Tunisia e 116 km dalla terra ferma italiana. Uno scoglio piatto di 15 km di lunghezza per 3.5 km di larghezza, situata sulla placca africana.

Non male come inizio, vi pare?

E allora cominciamo.

Conferenza stampa presso l’Area marina protetta insieme all’amministrazione comunale, l’euro deputato e medico Pietro Bartolo e accanto a due amici fraterni come Roberto direttore della Fondazione Agrigento e Lampedusa capitale italiana della cultura e Angelo presidente del Consorzio Sale della terra. Le parole non sono banali, siamo coscienti che scegliendo questa isola per la partenza si rischia di strumentalizzare ed essere strumentalizzati. Invece no, la cultura deve avere il coraggio di stare nelle piazze, parlare alla complessità.

Ne faremo un podcast radiofonico, così potrete ascoltare anche voi.

Lo spettacolo è alle ore 18.30, sopra un un piccolo palchetto addossato alla biblioteca comunale di Lampedusa. Io, Laura e Maurizio tornavamo a indossare i costumi nuovi del capo dei giostrai, del Re di Rien ne va plus e “Pucinè”, cuciti dalle sapienti mani di Roberta.

Il vento c’era ed è stata una sfida interessante giocarci dentro, bisognava non solo modulare la voce, ma anche usare l’inclinazione giusta della testa e del corpo per non farlo entrare in maniera diretta nel microfono. Un po’ come sotto maschera, cercare un prolungamento di se stessi con l’ambiente circostante. Nel frattempo, senza perdere la concentrazione cantare la nostra fiaba e non farsi distrarre dai bambini in bicicletta e le persone a passeggio.

Descritta così sembra sia stato una cosa difficile, invece no, tutto il contrario, tutto naturale. Le persone sedute e quelle in piedi restavano incantate, anche i bambini si fermavano a salutare e ridevano e si muovevano con la stessa intenzione di quei personaggi.

A me non è sembrato mai così bello fare teatro senza altre difese.

Raramente senti che quello che stai raccontando diventa necessario per tutti i presenti e vi assicuro che in questa occasione si percepiva. Ma non perché si parlava di migrazione a Lampedusa, ma perché quelle storie appartengono a ogni famiglia, perché un nonno è partito, un padre è tornato, una madre è ancora fuori. E i figli? I figli quando sono grandi vanno all’estero a sud come a nord del nostro bel paese.

Come ha detto in conferenza stampa Pietro, siamo viaggianti non migranti.

Terminata la storia si avvicina una bambina di 9 anni, Angela, che da quel momento farà parte della compagnia. Aveva notato “Pucinè” mentre mangiava di nascosto una pizzetta sul palco: “Ho visto che avevi fame e sono andata nel forno di mamma e papà a prenderti questi”. Tira fuori una busta con alcuni biscotti ripieni di fichi, prelibata leccornia dell’isola. Dovete sapere che dopo gli spettacoli spesso arrivano fiori, libri, baci e abbracci, ma che qualcuno seguendo il filo della narrazione pensasse di portare dei biscotti, non a me ma quel Lui di cui indosso i panni, non è mai accaduto!

Lampedusa non è semplicemente l’isola dell’accoglienza con tutte le accezioni che conosciamo, ma da oggi è l’isola di Angela e i suoi biscotti.

È l’isola di Paola è un nutrito gruppo di volontari che tengono aperta l’unica biblioteca comunale, completamente dedicata ai ragazzi. “Qui su 6000 abitanti, 1000 sono bambini e bambine” dice Paola con quel sorriso aperto e facendoci vedere la scheda di lettura della piccola Angela, che ha già preso in prestito oltre 20 libri.

È l’isola di Giacomo, che porta avanti la tradizione del cunto e dei pupi siciliani, ricostruendo un intero teatro, un museo di oggetti rinvenuti sulla costa e strumenti cantati con le mani.

Poi tutti a cena, ma di quella non vi parlo perché a tavola i racconti sono privati e se mai ce ne fosse bisogno questa squadra torna a rinsaldare un patto che dovrà portarci insieme fino a Bardonecchia.

Prossima tappa, Palermo.

Ma qui ci sono cose e persone che mi hanno fatto venire voglia di tornare, a cominciare da coloro che vivono tutti i giorni l’essere la porta d’Europa

Ancora una volta, grazie Lampedusa della tua accoglienza, non c’era altro luogo dal quale potesse ricominciare il viaggio di Espérer dopo la tragedia del covid, dall’isola della speranza per migliaia di persone.

Antonio

Lampedusa è un vero santuario di bellezza e di umanità, una grande fortuna per l’Europa avere Lei come sua porta di ingresso.
Come ha ribadito ieri in conferenza stampa l’assessora alla cultura, Laura Casano, Lampedusa è una mamma che accoglie con le sue braccia sia la vita che la morte. Un uomo di oltre ottant’anni si alza in piedi e parla con tutta l’autorevolezza che ha della forza spirituale dell’isola e del suo rapporto straordinario sia con la terra che con il mare che con l’umanità, è uno storico sindaco, Giovanni Fragapane, dello scomparso PCI; un professore di statistica sottolinea, il prof Busetti, nato sull’isola, riporta con fierezza i dati della crescita demografica di Lampedusa mentre tutti i piccoli comuni si spopolano , il suo genus imprenditoriale, la sua forza nel tenere lontani i nuovi “pirati”, le agenzie internazionali che vogliono insediare i loro resort sull’isola accaparrandosi fette di terreno. Piero Bartolo ricorda come un medico a Lampedusa può superare ogni triste record di visite di cadaveri rispetto al resto delle città di Italia, ma anche la fortuna di vedere tante nascite da mamme venute da lontano già con il loro bimbo in grembo nel terribile viaggio, e di come questa terra ha lottato perché nessuno fosse dimenticato dal mare e dagli uomini. Paola la bibliotecaria tiene viva l’anima dei ragazzi dell’isola, con un servizio straordinario e vivo di accoglienza nella biblioteca comunale e di prestito dei libri. E quando Esperèr finisce sul palco, quando il palloncino rosso ha preso il suo viaggio verso l’infinito, ecco che arriva Angela, 11 anni, ha in mano una busta con dei dolci , è andata a prenderli al forno della nonna, perché ha notato che il narratore della storia di Sollucchero e Rien va plus aveva fame sul palco.
Lampedusa è davvero #Esperer, il viaggio è cominciato. Oggi si va a Palermo.

Angelo