L’altro Lazio: la storia della migrazione laziale

Abbiamo parlato della Sicilia e della Calabria, ma proseguendo lungo il nostro percorso attraverseremo anche altre regioni.

Spostandoci verso il centro della penisola, passeremo dal Lazio, alla Basilicata, alla Campania, portando con noi la storia di Espérer e pronti ad ascoltare le storie che incontreremo sul cammino. Prima di riprendere ad aggiornarvi su ogni tappa, dunque, vogliamo da subito interrogare quei territori, per far luce sul ruolo che hanno ricoperto in passato e che occupano oggi nel contesto del fenomeno migratorio italiano. 

Il Lazio

A proposito delle emigrazioni dal Lazio, nel 2008 la Regione ha commissionato la ricerca “L’Altro Lazio” al fine di comprendere i cambiamenti qualitativi e quantitativi del fenomeno migratorio. La ricerca ha preso in analisi la storia degli emigrati laziali all’estero dal 1951 al 2006. L’obiettivo del progetto era ottenere informazioni utili alla pianificazione di interventi mirati alle esigenze reali degli emigrati laziali all’estero. La Regione, infatti, si fa promotrice di iniziative tese a “sostenere e rafforzare l’identità culturale degli emigrati e rinsaldare il legame con la terra d’origine”, come con agevolazioni per il ritorno in patria, promozione della cultura italiana all’estero e finanziamento di borse di studio e formazione professionale.

Alcuni numeri

Secondo i dati dell’AIRE, sono più di 500 mila i laziali residenti all’estero, sugli oltre 5 milioni di residenti. I principali paesi di accoglienza sono il Brasile, l’Argentina, la Francia, gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, e la Germania. Recentemente, è emersa una nuova emigrazione professionale, composta principalmente da giovani tra i 25 e i 50 anni, che si trovano all’estero per periodi limitati di tempo, con l’obiettivo di rimpatriare. Tra coloro che scelgono di partire, il 34% ha meno di 35 anni, mentre il 21% ha 65 anni o oltre. Un trend recente, quello dell’emigrazione dei pensionati, ma apparentemente in crescita.

La storia

Per quanto riguarda le migrazioni storiche, invece, gli studiosi  hanno riscontrato una mancanza di testi specialistici e una debolezza teorica di quelli disponibili, che spesso sottovalutano il ruolo di Roma come attrattore migratorio e non esplorano il legame storico complesso tra la regione e la città metropolitana. Un’indagine dei problemi storiografici inerenti a tale ambito di ricerca è stata condotta da Michele Colucci e Matteo Sanfilippo con L’emigrazione dal Lazio: il dibattito storiograficoGli studiosi hanno messo il luce il ruolo di Roma non solo come polo di attrazione, ma anche come luogo di transito e redistribuzione per i flussi migratori, adottando una chiave comparativa per l’analisi delle emigrazioni antiche e moderne ed evidenziando una continuità nelle emigrazioni per gruppi e comunità strutturate anche nell’età moderna.

Una realtà polarizzata

Tra le diverse fasi dell’emigrazione del Lazio dall’età moderna fino alla Seconda guerra mondiale, un primo momento di emigrazione di massa fu a cavallo tra Ottocento e Novecento, prevalentemente verso le Americhe. In seguito alla Seconda guerra mondiale, si rileva invece una dinamica polarizzata tra aree che hanno visto un aumento della popolazione e altre che hanno subito un declino demografico. Tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, in particolare, Viterbo, Rieti e Frosinone hanno registrato un calo di abitanti, mentre Roma e Latina fungevano da centri di attrazione. Da Frosinone, la scelta di emigrare all’estero rimase diffusa fino agli anni Ottanta. In generale, l’emigrazione ha ricoperto un ruolo importante nella storia economica del Lazio, un ruolo che mantiene tuttora, come dimostrano i recenti progetti volti al mantenimento dei legami tra le comunità emigrate e le aree di origine.

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