Il legame con la terra d’origine: i migranti lucani

La versatilità dei contadini

Tra le regioni del Sud Italia che hanno avuto un ruolo protagonistico nel fenomeno migratorio a cavallo tra Ottocento e Novecento c’è anche la Basilicata. In occasione del Rapporto Migrantes, parlando a proposito della Basilicata, Raffaella Bisceglia ha offerto una prospettiva diversa dal solito. Si parla spesso, infatti, dell’emigrazione dalle zone rurali d’Italia a causa delle condizioni di disagio economico dopo l’Unità, mentre tende a passare in sordina l’abitudine alla mobilità e la versatilità dei contadini italiani. I contadini, infatti, furono capaci di rispondere a esigenze diverse in un contesto in cui tempi erano dettati dalla stagionalità, dando luogo anche a trasferimenti e migrazioni stagionali.

Il nomadismo

Come ha scritto Bisceglia, “Per queste occasioni di lavoro salariato, il proletariato rurale lucano si trasferisce, a piedi, anche per centinaia di chilometri. […] Popolazioni abitanti nella zona forse più sfortunata della Basilicata, le montagne occidentali, le più inospitali, furono quelle più temprate ed attrezzate per portarsi su percorsi di lunga durata, impattare su contesti sociali differenti: i suonatori, in particolare, si trovarono a esercitare presso le capitali di buona parte d’Europa, a imparare i rudimenti di altre lingue, sopravvivere alla repressione del vagabondaggio e adottare tecniche, come quella dello sfruttamento dei minori a fine di elemosina, moralmente esecrabili ma in grado di procacciare risorse”.

Le strade battute

I lucani, dunque, trovarono in queste comunità – e in particolare tra i viggianesi e lagonegresi – gli “apripista” delle rotte migratorie, che furono, a fine Ottocento, quelle comuni ad altre regioni meridionali: da Napoli a Genova, e poi da Genova verso le Americhe. Una ricerca storiografica sulle famiglie lucane all’estero e i sentieri da loro battuti è stata condotta da Salvatore Lardino, il quale ha individuato nei piccoli gruppi insediatisi in varie zone del mondo la tendenza ad avere la stessa area di provenienza. E’ così che “calderai e ramai di Nemoli e Rivello partono per la Spagna e la Francia o verso la Colombia e il Venezuela; calzolai e sarti Iagonegresi si stabiliscono in Messico, a Merida, nello Yucatan; commercianti al minuto di Lauria, a Panama e Portorico; indoratori, stagnini, argentieri, commercianti di materassi si sistemarono in Francia e in Belgio, ma soprattutto in Colombia (Bogotà e Porto Bonaventura), in Ecuador (Quito e Guayaquil), in Venezuela (Caracas, San Fernando de Apure, Ciudad Bolivar)”.

Il legame con la terra d’origine

Le comunità di lucani emigrati fuori regione, sia in Italia che all’estero, hanno mantenuto continui contatti con il loro territorio natale. Il legame con la terra d’origine ha contribuito alla fondazione del “Centro Lucani nel Mondo Nino Calice” da parte della Regione Basilicata. Il centro è un polo di riferimento per promuovere la conoscenza del fenomeno migratorio lucano e dei suoi effetti. La sua sede è situata nel castello federiciano di Lagopesole, dove è allestito anche il Museo dell’Emigrazione Lucana, un percorso multimediale dove si possono ripercorrere le traiettorie degli emigrati.

Il progetto “BasilicatE”: il podcast

Nel 2024, la Federazione dei Lucani in Piemonte, con il supporto scientifico del Centro dei Lucani nel Mondo “Nino Calice”, e il sostegno della Regione Basilicata e i Fondi per lo Sviluppo e la Coesione, ha dato vita a un progetto volto a raccontare la cultura lucana nel mondo, chiamato “BasilicatE”. Dal progetto è nato un podcast curato da Mimì Coviello, dove sono raccontati diversi aspetti della cultura lucana e dove sono esposti gli appuntamenti in programma inerenti al progetto stesso.

La mostra multimediale itinerante

Nel mese di Aprile, il Castello di Lagopesole ha ospitato l’evento internazionale di presentazione dell’evento in Italia: una mostra multimediale itinerante che racconterà “la lingua, i gesti, le forme del rito nello spazio pubblico e gli ambienti domestici dei lucani all’estero oggi, mettendo in evidenza il modo in cui la cultura lucana si è fusa con quella dei paesi ospitanti diventando parte di essa in un rapporto continuo di reciproche influenze”. Il 21 agosto, la mostra sarà al MEI di Genova, da cui partirà poi per le Americhe. Qui, sono in programma le inaugurazioni del 27 agosto a New York, del 29 a Buenos Aires e del 31 a Montevideo. Alla fine del 2024, la mostra tornerà in Basilicata, dove diventerà parte integrante del Museo dell’Emigrazione Lucana.

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