Per un pugno di sale: la storia di Antonio Margariti

Antonio Margariti nasce nel 1981 a Ferruzzano, in provincia di Reggio Calabria. Rimasto orfano di padre giovanissimo, trascorre un’infanzia segnata dalla fame. La sua storia, narrata nel romanzo autobiografico America! America!, ci porta oltreoceano. 

Qui Antonio prende parte alla campagna di solidarietà per Sacco e Vanzetti, condannati alla sedia elettrica, conosce Carlo Tresca, noto leader del movimento operaio, ed entra in contatto con la dura realtà della criminalità organizzata. Ma al di là del valore di testimonianza storica del testo, quest’opera di autobiografismo sociale ci tocca per il suo carattere spontaneo, intimo, popolare, che sa radicare nella concretezza della quotidianità una storia che non riguarda solo la vita di Antonio: la storia degli italiani emigrati in America.

Questa lontana ma raggiunta terra delle promesse…

In America, per Antonio, tutto appare incerto e le insidie sono sempre dietro l’angolo: 

      “Quella sera dormii con Antonio Custureri coricati per terra con un paio di coperte e fu proprio per un pelo che non morii la prima sera della mia permanenza in America, in questa lontana ma raggiunta terra delle promesse, che stava per inghiottirmi e stritolarmi nelle sue novità. Successe che Antonio andò a letto prima di me, raccomandandomi di spegnere il lume, cosa che feci. Fortuna volle che lui non si era ancora addormentato, perché aveva trascorso il tempo a dire delle preghiere e stava ancora pregando quando soffiai il lume a gas.

        Finite le preghiere mi chiese: “Hai spento il lume?”. “Certo non vedi ch’è scuro”. “Dimmi, ma come hai fatto?” chiese preoccupato. “Semplice, ho soffiato…” risposi rasserenante. Prima che concludessi, era già saltato in piedi a chiudere il gas e ad aprire le finestre ammonendo: “Così si muore, senza sapere come si muore!”. Che ne sapevo del gas, venivo dal sud, dove c’era la luce ad olio e bastava soffiare sulla fiamma per spegnerla e credevo che anche in America fosse sufficiente un soffio. Da quel momento capii che lì tutto era un’insidia e che bisognava fare molta attenzione per non venire stritolati in quei meccanismi sconosciuti perché morire da fessi non era proprio bello né entusiasmante”.  (p. 48)

La legge del più forte

Anche gli stessi connazionali rappresentano un pericolo nel contesto dipinto dall’autore, dove sembra vigere, tra gli emigrati italiani, la legge del più forte. E’ così che Antonio racconta l’incidente che portò alla morte di suo fratello, causato da un diverbio per un pugno di sale

     “Lavoravano insieme nella ferrovia con Pietro Mecca, calabrese anche lui. La questione avvenne per un po’ di sale che l’altro aveva e l’aveva dato a tutti per condire i pomodori, tranne a mio fratello e da lì venne il diverbio fino ad arrivare alla sfida cavalleresca sotto il ponte, che ci fu la sera. Mio fratello andò armato di coltello e l’altro aveva la pistola, ma fu più lesto mio fratello e lo atterrò facendogli sfilare il coltello sulla gola. L’altro tremava e mio fratello lo lasciò andare, convinto che ormai la lezione gliela aveva data. Allontanandosi estrae la pistola e fa fuoco colpendolo allo stomaco e Peppino Diodino, che assisteva, se la fece franca per un pelo e riportò solo la camicia forata da una palla. 

     E’ inconcepibile che due uomini, provenienti dalla stessa terra e arrivati in America con lo stesso scopo, debbano poi odiarsi e disprezzarsi invece di volersi bene come amici e lottare insieme per evitare di creare dolore e disperazione anche nelle proprie famiglie. Questa mentalità era un retaggio di quella paesana, che non era ancora scomparsa a contatto con quello che chiamavano “il nuovo mondo”, nuovo solo geograficamente chè per il resto era più vecchio del vecchio mondo”.

In America mi chiamano italiano, qui in Italia mi chiamano americano…

Dopo essere partito alla giovane età di 22 anni, Antonio tornerà in Italia solo 35 anni dopo, in occasione di una vacanza. Tornato nel paese natale, l’autore racconta un episodio in cui gli viene chiesto quali siano le sue origini. La risposta, per quanto semplice, nasconde una grande verità:

    ” – Voi siete americano!?  


     – Io? Sono nato in questo paese. In America mi chiamano italiano, qui in Italia mi chiamano americano… ” (p. 73)

 

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