L’emigrazione verso l’Europa

Dall’emigrazione assistita…

L’emigrazione verso l’Europa ha una lunga storia in Italia. I primi flussi migratori di proporzioni significative hanno avuto luogo nel secondo dopoguerra.

Con l’Italia in difficoltà di fronte all’inasprirsi della crisi economica, il governo incentivò le migrazioni verso alcuni paesi europei, ad esempio con il protocollo italo-belga, per far fronte alla povertà e all’alto tasso di disoccupazione. Per questo motivo si è parlato, a proposito di questo periodo, di “emigrazione assistita”. Per la maggior parte furono uomini a partire, alla ricerca di lavoro in Francia, in Germania, in Belgio, e in Gran Bretagna.  

… alle agevolazioni per gli impatriati

Un più recente momento di migrazione di massa è stato nella recessione avvenuta negli anni tra il 2007 e il 2013. Il flusso, lungi dall’arrestarsi, vede sempre più giovani andare all’estero per cercare le opportunità che non trovano sul territorio. Tra coloro che hanno lasciato il paese il 52% è rappresentato da persone tra i 18 e i 38 anni di età. Per quanto riguarda le destinazioni, il 75%  è rimasto comunque in Europa. Stavolta, in risposta al fenomeno, sono state implementate dal governo agevolazioni fiscali per chi rientra dall’estero, gli “impatriati”. 

Tra emigrazione e immigrazione 

La fondazione migrantes  presenta ogni anno, dal 2006, il Rapporto Italiani nel Mondo. Come si legge nel rapporto del 2022, “negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti a causa della pandemia, di recessione economica e sociale, di permanenza di una legge nazionale per l’immigrazione sorda alle necessità del tessuto lavorativo e sociodemografico italiano, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale”.

Gli effetti della pandemia

Il Rapporto Italiani nel Mondo del 2022 ha dimostrato che, nonostante la pandemia, la mobilità italiana è in aumento. Tra le categorie più colpite dagli effetti della pandemia Covid-19, infatti, ci sono i giovani, che hanno subito gravi conseguenze economiche e sociali. Ovviamente, questo va considerato come un fattore entro un contesto di disagio che perdura da diverso tempo: tra il 2006 e il 2020, infatti, gli espatri erano già aumentati dell’87%. In Italia, le percentuali occupazionali giovanili sono molto più basse rispetto agli altri paesi europei: per i giovani tra i 18 e i 29 anni, dove in Italia il tasso di occupazione è al 29,8%, per l’UE-27 è al 46,1%. 

La mobilità e il ritorno 

Alcuni dati sono più difficili da raccogliere e da interpretare. Ad esempio, i dati relativi all’entità del numero di impatriati, così come la rilevanza di spostamenti temporanei per motivi di studio o di lavoro, non risultano di facile acquisizione. Il Rapporto Italiani nel Mondo del 2023 ha indagato proprio il tema della mobilità e del ritorno, fornendo diverse prospettive utili a approfondire nuove riflessioni su un fenomeno complesso. Nonostante le problematicità nella comprensione dei movimenti che segnano il nostro territorio, che non possono essere semplificati in paradigmi omologanti e generalizzanti, emerge con evidenza una realtà inconfutabile: la fragilità di un’Italia che non sembra saper offrire a molti dei suoi cittadini gli strumenti per realizzarsi.

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