Comincia il lungo viaggio de L’Immaginifica storia di Espérer

Il 27 aprile comincia il viaggio de L’immaginifica storia di Espérer, la fiaba cantata che partirà da Lampedusa con la Conerenza stampa e attraverserà tutta l’Italia, passando per città, paesi, mari, tra sud e nord Italia, fino ad arrivare a Bardonecchia.
Un diario che racconta una moltitudine di storie di migrazioni, emigrazioni e spostamenti, e raccogliendo testimonianze, immagini, canzoni e suoni riporterà la drammaticità del dover lasciare il proprio paese.

“L’immaginifica storia di Espérer” è una favola che trasforma il dramma dei migranti nell’utopia di un’isola senza confini, un’isola di cui tutte e tutti siamo invitati ad abitare.

“Questa fiaba non esiste,

come non esistono paesi,

personaggi, cose o azioni che sto per raccontare.

Anche perché se esistessero veramente,

sarebbe un brutto mondo in cui vivere”

Antonio Damasco

La fiaba de L’immaginifica storia di Espérer è stata scritta nel giugno del 2015 sul confine tra l’Italia e la Francia, da un padre verso le proprie figlie, ma in realtà appartiene a qualsiasi tempo e luogo, passato, presente e futuro. Ovvero da quando il genere umano è comparso sulla terra e probabilmente fino a quando, un giorno, non abiterà più questo pianeta. Un incessante movimento di milioni di persone che lasciano la propria casa per fuggire dalla fame, dalla guerra e realizzare i propri sogni e da questo secolo anche per stravolgimenti climatici. Questo è il motivo per cui affermiamo senza ombra di dubbio che Espérer esiste, perché è quell’isola ambita da coloro che lasciano affetti, famiglia e reti sociali con la speranza, appunto, di trovarla.

Sin dall’antichità ci si muoveva per seguire il proprio fatum, attraverso segni e premonizioni, come nel caso di Enea in fuga da Troia: un advena, un esule, un profugo che aveva perso la patria per fondare, come scrisse Seneca, l’Impero romano.

Il nostro viaggio vuole attraversare tutta la penisola, risalendola, per cercare le tracce che uniscono, come in un moto perpetuo, coloro che sono migrati da un paese a una città, da una montagna a un continente. Partiamo da Lampedusa, simbolo di approdo ma anche isola che insieme ad Agrigento nel 2025, rappresenterà l’Italia come capitale della cultura, per proseguire verso Palermo, Lipari, Catania, Reggio Calabria, Catanzaro e così via..

L’isola che c’è

Espérer ha una anagrafe, su cui potremmo trovare i nomi di milioni di uomini e donne partite dall’Italia verso il Belgio, la Francia, la Germania, ma anche Argentina, Stati Uniti e molti altri. Ancora oggi mentre scriviamo sono migliaia coloro che cercano l’isola fuori da questo paese, solo negli ultimi dieci anni oltre

82.000 persone, giovani per lo più, si sono messi in movimento. Mentre altri uomini, donne e bambini cercano di raggiungere l’Europa attraverso il mediterraneo e la rotta balcanica, con lo stesso disperato bisogno, spesso respinti da un’Europa che sembra non avere ancora compreso in questi ultimi trent’anni come gestire flussi, risorse e possibilità, ma soprattutto le storie di coloro che stanno arrivando. 

Un certificato di esistenza

“Se noi veramente accettiamo di assistere inerti

rimarremo dinanzi alla storia, dinanzi ai nostri figli e ai figli dei nostri figli,

come una generazione che gli Dei vollero colpita da cecità e da follia,

i cui cuori sono tramutati in pietra”

Fridtjof Nansen

Ognuno potrà iscriversi all’anagrafe dell’isola di Espérer e richiedere il proprio “Certificato di esistenza”, uno speciale documento che sarà offerto a chi vorrà raggiungere l’isola itinerante e che sarà vidimato nei teatri dove vivrà la fiaba di Sollucchero e Rien ne va plus. Il certificato prende spunto da un fatto storico che pochi conoscono e che ha come protagonista uno scienziato ed esploratore norvegese, Fridtjof Nansen, che 1922 ricevette il Premio Nobel per la pace dopo aver inventato il Passaporto Nansen, un originale documento di viaggio che permise ad apolidi e profughi delle guerre di fuggire ai genocidi e dai totalitarismi. Ne beneficiarono 450.000 persone e tra queste alcuni degli artisti che hanno illuminato il secolo scorso: Chagall, Stravinskij e Nabokov, da questo passaporto venne redatto il documento di viaggio descritto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati.


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