2 maggio 2024

C’era il sole quando ci siamo imbarcati a Lipari per andare a Catania, via Milazzo e con cambio a Messina.

Sapevamo che prima o poi sarebbe arrivata questa tappa e l’aspettavamo con ansia, già dalla partenza alcuni di noi dichiaravano la propria attrazione verso la città nera e la sua montagna, come affettuosamente gli abitanti chiamano il vulcano Etna. La sua presenza non è silenziosa, tutto si muove intorno alla montagna, le case e le strade sono fatte della sua pietra e la lava rende fertile la terra. Laura è già stata qui molte volte, dove vive è lavora un’amica a lei cara, ma in un giorno non riusciremo a vedere né l’amica né la città.

Giunti alla stazione incontriamo Enza, della Cooperativa Marianella Garcia. Questa è la prima serata dedicata al progetto Tempo al Tempo, la seconda sarà a Reggio Calabria. L’avevamo avvisata che il suo aiuto sarebbe stato prezioso, non tanto a trasportare noi, quanto la valigia di Espérer. Bagaglio che nel frattempo è inspiegabilmente diventava ogni giorno più pesante. Vi assicuro che gli oggetti sono gli stessi, anzi ci siamo liberati di quasi tutti i libri della fiaba e dei “Certificati d’esistenza”, ma il “morto”, come amorevole da adesso verrà soprannominata, ingrassava. Lo so che non mi crederete ma la spiegazione più plausibile è che ha contenuto per mesi alcuni libri, fra cui il “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde. In quel caso era il protagonista che, con l’avanzare dell’età, dei vizi e della sua condotta immorale, faceva assumere al ragazzo del dipinto nel quadro un aspetto orrendo, mentre il corpo e il volto di Dorian rimarranno esuli dallo scorrere degli anni. Nel caso del “morto” la quantità di cannoli siciliani, degli infiniti antipasti di pesce e dei conditissimi primi piatti consumati ogni cena dopo lo spettacolo, stavano certamente facendo ingrassare la valigia. Se non fosse così non si spiegherebbe come la bilancia all’aeroporto di Malpensa indicava 19 kg alla partenza e adesso viaggia pericolosamente intorno ai 23 kg!

Enza è premurosa e non solo ci conduce nei B&B che da Torino avevamo prenotato, ma ci viene poi a riprendere per andare nel luogo dove anche a Catania avremmo cantato l’isola che c’è.

Sfrecciamo verso il quartiere San Giorgio e subito capiamo che non si trattava del centro turistico della città. Meglio! Se Espérer deve cercare i suoi abitanti bisogna andare casa per casa. La struttura che ci accoglie è una sala polifunzionale, con un palco che reputiamo troppo distante dalle persone, quindi lo faremo sotto.

Ci viene incontro Tanto, un amico che non vedevo da circa vent’anni, sono io che l’ho coinvolto per avere un service a buon prezzo, ma Tano non ha voluto saperne di pagamenti. Sarà un suo regalo.

Tano è uno degli ultimi pupari di Acireale, insieme abbiamo una lunga lista di spettacoli disseminati in tutto lo stivale, grazie al Festival delle Province. Stiamo parlando di una vita fa.

Sono passati due anni da quando ci ha lasciato suo padre, Turi Grasso, indimenticabile Testimone della cultura popolare. Il testimone adesso è lui e dopo cena ci condurrà nella sua bottega teatro, quella che Turi ha allestito con le sue mani, quelle di sua moglie e dei figli Tano e Pippo.

Ma veniamo allo spettacolo: dalla quantità di bambini e bambine, ragazzi della comunità di minori stranieri non accompagnati e addirittura una suora (!), abbiamo subito compreso che non sarebbe stata una data come quelle precedenti e forse neanche come quelle successive. Vi ricordo che io parlo sempre il mio grammelot napoletano e soprattutto asserisco che il contagio migliore, e necessario aggiungerei, è quello che avviene fra due persone che fanno l’amore. Se poi avviene fra un uomo e una donna, l’infezione si traduce in una vita nuova, in un contagio appunto.

Non c’era certo il tempo di ripensare alle parole e soprattutto ai contenuti, quindi la decisione era presa: saremmo entrati in scena e li avremmo inondati di energia, per incantarli con tutta la forza che avevamo. La partenza di Laura e Maurizio è perfetta, mentre io sono molto intimidito. Passano pochi minuti e scende un silenzio senza precedenti, i più piccoli soprattutto mi guardavano con un sorriso inconsapevole e il canto diventa collettivo. Sono loro che hanno deciso di salire sull’isola, li sento, adesso ho dei complici anche mentre Pucinè viene zittito da La Conti per il suo essere logorroico e affamato.

Il finale è qualcosa di incredibile, nella foto potete osservare come quella sala completamente piena si è svuotata per venire a vivere sull’Isola di Espérer. Un sogno insomma, i bambini volevano toccare quel piccolo clown che era riuscito a catturarli, mi abbracciavano, mentre Gabriel di 7 anni, legava intorno al mio polso un braccialetto rosa, il suo dono. Ah, la suora era sull’isola con noi.

Quando tutti hanno lasciato la sala, con molta calma, noi ci siamo salutati con gli amici e le amiche della Cooperativa e Tano ci ha rapito per condurci nel ristorante di pesce migliore che abbia mai provato, ad Acireale. Dopo, come promesso, nel suo teatro, l’Opera dei Pupi stava lì intatta con questi attori di legno e bronzo dal peso di 25 kg.

Questa è una di quelle giornate che valgono una settimana o un mese, non saprei. Troppe emozioni in poche ore, tanti ricordi e un braccialetto rosa al polso che porto con un certo orgoglio.